Durante il XVI secolo, nel Palazzo Ducale di Alvito era stato edificato un teatro di Corte, nel quale venivano dati spettacoli musicali, coreografici e drammatici per il diletto della Corte Ducale dei Gonzaga Trivulzio Galli, Ducchi di Alvito e Principi di Mesolcina. Quel teatro, ristrutturato e sistemato, è ancora oggi in uso.
Intanto, nel 1708 il ventitreenne compositore tedesco (naturalizzato inglese) Georg Friedrich Händel – cioè uno dei più grandi compositori in assoluto della storia della musica – soggiornò a Napoli da maggio a metà luglio. Qui conobbe Donna Aurora di Sanseverino, Duchessa di Laurenzano (e perciò da lui chiamata "Donna Laura"), la quale gli commissionò la composizione di "Aci, Galatea e Polifemo", una "serenata" (chiamata così poiché eseguita di sera, in giardini di case private o in teatri, senza azione scenica ma con costumi, scenografie elaborate e orchestre spesso composte da molti elementi).
La partitura, con il libretto di Nicola Giuvo (segretario di Donna Aurora), fu eseguita (con la probabile partecipazione del compositore stesso) il 19 luglio durante le nozze della nipote della duchessa, Beatrice Tocco, con S.A.S. il Principe Don Tolomeo IV Saverio Gonzaga Trivulzio Galli, VI Duca di Alvito.
Nel 1710, dall'unione di Beatrice e Don Tolomeo (quest'ultimo sarebbe morto giovanissimo l'anno successivo), nacque S.A.S. il Principe Don Francesco III Ignazio Gonzaga Trivulzio Galli, settimo duca di Alvito.
Come gran parte dei rampolli delle famiglie nobili del tempo, anche Don Francesco Trivulzio Galli – dividendosi tra Napoli e Alvito – studiò a Roma, presso il prestigioso Collegio Clementino. Collegio che, com'era d'uso all'epoca, permetteva agli studenti di dilettarsi nelle arti dello spettacolo, organizzando recite per occasioni speciali.
E il Duca, nel 1721, fece il suo debutto sul palcoscenico, in veste di danzatore, in una rappresentazione presso il collegio. In quell'occasione fu organizzata una Festa accademica di lettere e d'arme, sotto gli auspici del principe e cardinale di S. Susanna, Giuseppe Pereira De La Cerda, consigliere di stato dei Reali di Portogallo.
La festa, della quale esiste un opuscolo con un succinto ma esaustivo "Ragguaglio", fu animata dal fiore della nobiltà meridionale legata in qualche modo alla Corona Portoghese, e, oltre ad una fastosa e magnificente scenografia (che doveva richiamare la Gloria e l'Onore della nobile Casata Reale), comprese sinfonie, orazioni, recitazione di componimenti poetici in italiano e in latino, balli a solo e in gruppi, tornei di spade e picche, giochi di bandiere, per concludersi poi con una cantata a tre voci di impianto allegorico in cui apparivano le personificazioni della Nobiltà, della Religione e della Virtù.
L'anno seguente, per le feste di carnevale, sempre con il patrocinio del cardinale Giuseppe Pereira, i "signori cavalieri del Collegio Clementino" mettono in scena "Il Cid" di Pierre Corneille. In questa prova scenica, a S.A.S. il Principe Don Francesco Gonzaga Trivulzio Galli, VII Duca di Alvito, probabilmente a motivo della sua giovane età, venne affidato il ruolo di Leonora, la confidente della regina di Castiglia.
Per l'annuale accademia del 1723, i convittori proposero una cantata per l'Assunta il 22 agosto, che «fu assai applaudita e per la composizione e per la musica». E similmente si fece per il 1724.
Il 1725 segna il ritorno sulle scene con due recite nel periodo carnevalesco ("Poliuto" di Corneille e "Atalia" di Racine). Di tutte queste esibizioni non furono stampati i relativi libretti, benché sia indubitabile che vi abbia preso parte anche il VII Duca d'Alvito.
Documentata è invece la rappresentazione fatta nelle vacanze di Carnevale dell'anno 1726 e dedicata al cardinale Benedetto Pamphili. Questa volta la scelta cadde sulla tragedia di Giovanni Rucellai "L'Oreste". A S.A.S. il Principe Don Francesco III Trivulzio Galli venne affidato il ruolo dell'antagonista Toante. Probabilmente, l'avere un'età maggiore rispetto agli esordi e l'essersi evidentemente perfezionato nell'arte della recitazione, valse al Duca l'assegnazione di un ruolo più importante.
Terminati gli studi, S.A.S. il Principe Don Francesco III Trivulzio Galli, VII Duca di Alvito, si dedicò alla cura del Ducato alvitano e degli altri suoi possedimenti. Tuttavia, nel 1728 gli venne dedicata l'edizione a stampa di una tragedia di Houdard De La Motte, "Ines De Castro", nella cui prefazione vengono rievocati i trascorsi teatrali del Duca. Si legge, infatti: «È palese, e nota a tutti […] la stima e l'amore con cui risguarda il collegio Clementino, ed accompagna la memoria del suo soggiorno in quel nobile Convitto, dove gli anni di sua educazione ha gloriosamente passati […]. Nel tempo di quelle spiritose ricreazioni, che soglionsi fare e per inganno dell'ozio, e per maggiore addestramento della persona e ingentilimento del tratto nelle recite ed altre cavalleresche funzioni del Teatro, è sempre V.E. con decoro comparsa e con nobiltà, giustamente ritraendone quell'applauso, che da gentili animi suole liberamente impartirsi […] a coloro che più virtuosamente vi si adoperano».
Per chi volesse saperne di più del VII Duca di Alvito, le opere menzionate in questo racconto sono liberamente scaricabili da Google Libri.